Animal School

E’ vero, i quiz possono essere anche divertenti, ma non se diventano il modo per fare graduatorie tra le scuole di serie A e le scuole di serie B, come rischia di succedere con i tanto criticati test Invalsi. Proprio in questi giorni mi sono imbattuta in questo articolo, che prende ad esempio una prova Invalsi somministrata nelle classi quinte della scuola primaria 3 anni fa. L’articolo, pubblicato sul sito Donne e Scienza, pone l’accento sul fatto che il testo scelto per la prova possa perpetuare una concezione sessista della società, in cui le femmine hanno una posizione gerarchicamente inferiore per natura. E così sia? No! Certo che no! Non so come la pensino gli abitanti del villaggio, ma a me questa cosa proprio non va giù. E non mi va giù nemmeno che per valutare gli apprendimenti si utilizzino dei test come quelli invalsi, anche perché, per valutare, bisogna anche capire chi è la persona che stiamo valutando, da dove è partita e dove è arrivata (eh vabbè, mi direte, le prove Invalsi prendono in considerazione vari dati cosiddetti di “background”, ma invece no, non è sufficiente). Sono la prima a dire che nella scuola italiana serve una valutazione seria, e che probabilmente certi insegnanti e certi dirigenti dovrebbero andarsene a casa o per lo meno cambiare mestiere, però la valutazione va fatta in modo serio, e soprattutto, prima di cominciare a valutare bisogna investire, nella scuola pubblica, negli insegnanti, in tutto il personale, investire pesantemente. E allora, solo allora, si può iniziare a pensare a come valutare. Non è certo il caso di iniziare a farlo con dei quiz come quelli Invalsi, arrivati per giunta dopo anni e anni di tagli indiscriminati (ogni riferimento a Gelmini & C. è puramente casuale). Concludo proponendovi questo bellissimo video, che ci fa capire come il modo in cui accogliamo ogni bambina o bambino, ragazza o ragazzo, nella scuola, possa segnarne il futuro in modo indelebile.

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